Culto 08/09/2019 - Tenuto all'Asilo di San Germano in occasione della Giornata dell'Asilo dei Vecchi

di Ruggero Marchetti pubblicato il 24/09/2019 22:11:48 in culto 441

Apocalisse 20, 11 – 15

Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti, e fu aperto anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e l'Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e l'Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.

Un pensiero dalla predicazione

thumbnail article Queste strane visioni ci sono in realtà molto vicine, parlano al nostro cuore ed alla nostra esistenza. Quando gli anni si accumulano sopra le nostre spalle, e ci sentiamo curvi e traballiamo, quando i nostri giorni e le nostre ore sono dominate dalle due paroline “non più”: “Prima facevo questo e quello e quell’altro, ora non più”; quando come unico rimedio all’angoscia che sale c’è la rassegnazione, la visione di oggi dei morti che stanno in piedi al cospetto di Dio e quella della morte gettata nello “stagno di fuoco”, hanno tanto da dirci, e ce lo dicono!

Oggi ci hanno anche detto che, se tante cose non le ricordiamo più, Dio si ricorda di noi e ricorda tutto di noi, perché ci vuole bene, perché noi siamo preziosi per lui, e ce lo ha dimostrato donandoci suo Figlio. Sì, noi siamo pensati, desiderati, voluti, chiamati, accompagnati, amati ed ascoltati, così come siamo. Coi nostri errori e le nostre debolezze, e le nostre paure. Dio ci ama al punto che, dopo che questo mondo sarà fuggito via, ne creerà uno nuovo per poterci avere sempre con sé. E se il giudizio sarà stato un colloquio fra noi e lui, nella nuova creazione, non serviranno più tante parole. Basteranno gli sguardi, basteranno i sorrisi ed i gesti, e le carezze…

Ascoltiamo i versetti iniziali del capitolo 21 dell’Apocalisse, che seguono immediatamente la pagina di oggi: “Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate». E colui che siede sul trono disse: «Ecco io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita»”.

C’è un tempo per ricordare e c’è un tempo per dimenticare. Dopo che, nel nostro colloquio con Dio, avremo ricordato tutto quanto, noi certo piangeremo, e sarà un pianto insieme di dolore per i nostri errori e i nostri fallimenti, di tenerezza per quel che siamo stati, e di consolazione per il nostro essere lì, accolti e mati da colui che ci ha messi al mondo una prima volta e ci ha richiamati in vita dalla morte perché ci vuole bene, ci ricorda di noi, ci vuole avere. Ma poi il Signore ci accarezzerà… l’abbiamo udito adesso: “Asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”… e sarà solo la gioia della comunione d’amore con lui e fra tutti e tutte noi.


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