Luca 22, 31 – 34
«Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli». Pietro gli disse: «Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte». E Gesù: «Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi».
Un pensiero dalla predicazione
Questi racconti delle tentazioni di Gesù hanno il profumo della libertà. Davanti al diavolo, che lo mette alla prova, affascina la libertà che traspare da ogni parola di Gesù. Gesù proviene da quaranta giorni di digiuno e di silenzio, dal deserto e non si lascia incantare, non si lascia sedurre, non si vende. È libero!
Libero dalla chimera del successo, del potere, del possesso. Libero forse proprio perché proviene dal deserto, proviene dall’ascolto, dall’essenziale.
Verso la fine del Vangelo di Luca, Satana ritorna. Riappare proprio mentre Gesù sta per andarsene, nel momento di maggiore debolezza, di maggiore vulnerabilità dei discepoli. Il Maestro, Colui che li aveva fatti sognare, la cui presenza era da sola sufficiente a farli sorridere e combattere e resistere, che aveva promesso a un gruppo di uomini e donne un mondo diverso, un mondo altro più che un altro mondo, sta per essere liquidato, giustiziato, percosso, offeso, insultato, torturato, ucciso. Gesù sa che proprio adesso Satana è in agguato. I suoi potrebbero cadere, definitivamente, potrebbero – e succederà – cedere definitivamente alle lusinghe del demonio.
Questa è la prova, questa sarà la tentazione.
Noi – le chiese - abbiamo banalizzato in modo vergognoso il discorso sulla tentazione o sulla prova. L’unica prova, per la fede dei discepoli e per la tua fede, è quella rappresentata dalla croce di Cristo. Cioè dalla domanda che sempre si ripropone: un uomo crocifisso può essere la verità di Dio e della storia, della tua storia, della tua vicenda, come della vicenda del mondo intero? Può, la parola della croce, essere l’unica parola di verità sulla tua vita e sulla tua morte? Posso affidare ad una croce, cioè al simbolo di una sconfitta, tutto il dolore, tutta la miseria, tutte le speranze, tutti i progetti, tutte le preghiere, dell’intera vicenda umana?
Questa è la vera prova, la vera tentazione per me e per te. Questa prova, durissima, è quella che ti aggredisce nei momenti della tua fragilità più evidente. Per questo Gesù dice in questo episodio che ha pregato per i suoi discepoli, affinché la loro fede non venisse meno. Perché Lui conosceva la forza sottile e straordinaria del grande tentatore. Che vuole farti credere che tutto, ma davvero tutto, non ha alcun senso, è frutto di un’illusione spaventosa. Satana vuole farti credere che sei raggirato, che l’unica cosa che puoi fare è riconoscere il suo potere, in cambio del quale sei disposto a vendere te stesso, i pochi anni della tua vita e la tua anima, con la promessa di avere in cambio un poco di potere, di successo, di ricchezza. È il baratto che ti propone, chiedendo in cambio la tua libertà. Se cedi non avrai proverai mai più quel profumo della libertà di cui parlavo all’inizio.
Ti sembra impossibile credere che la prima e l’ultima parola della tua esistenza e dell’intera vicenda umana sia stata scritta la notte del Venerdì Santo, su una croce simile alle tante altre di cui è disseminata la storia umana. Ma sappi che se rimarrai in piedi, se rimango in piedi accanto a te, non sarà certo per la solidità della tua della mia fede, ma è solo perché il crocifisso prega per noi, come ha pregato per Pietro e per tutti coloro che hanno cercato di seguirlo affascinati non dalle lusinghe del Tentatore, ma dal profumo di libertà.