Matteo 17 , 24 – 27
Venuti poi a Capernaum, quelli che riscuotevano l’imposta annua di due dracme per il culto nel tempio, si avvicinarono a Pietro e gli dissero: “Il vostro maestro non paga le due dracme?”. Dice: “Sì”. Entrato nella casa, Gesù lo prevenne dicendo: “Che te ne pare, Simone? I re della terra da chi prendono le imposte o il tributo? Dai loro figli o dagli estranei?”.
Avendo quello risposto: “Dagli estranei”, disse a lui Gesù: “Allora i figli sono liberi. Ma per non scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che verrà su. Aprigli la bocca e troverai uno statere, una moneta che vale quattro dracme. Prendila e dalla loro per te e per me”.
Un pensiero dalla predicazione
Essere stati battezzati “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” vuol dire essere stati adottati ad essere figli di Dio e da lui curati, compresi, accompagnati in maniera tutta particolare. Con due ultime conseguenze
Se siamo figli e figlie di Dio, non siamo solo figli e figlie dei nostri genitori, né dei nostri educatori, e nemmeno del nostro paese. Nessuno sulla terra può avanzare una pretesa totale su di noi: noi apparteniamo a Dio! E questa appartenenza garantisce la nostra libertà - ricordiamo ancora la grande affermazione di Gesù nella pagina di oggi: “I figli sono liberi”. Come faccio ogni anno, ho chiesto anche a voi di inginocchiarvi per il battesimo e per l’imposizione delle mani per la confermazione. Lo scorso anno qualcuno mi ha criticato per questo. Continuerò a farlo, perché sono convinto che, interpretato bene, il vostro inginocchiarvi è stato e sarà per voi una chiamata a vivere da uomini e donne liberi. Sì, ricordatevelo bene: vi siete inginocchiati al cospetto di Dio per non inginocchiarvi mai più davanti a nessun altro! Perché in lui, vostro padre, siete liberi! Questa libertà è un dono che ci ha fatto Gesù. Prima di lui, in Israele soltanto il re era chiamato “Figlio di Dio”. Significava che solo lui, solo il re, aveva un collegamento diretto con Dio, e anche per questo tutti gli altri dipendevano da lui. Con Gesù, il solo vero “Figlio di Dio”, questo titolo viene donato a tutti e a tutte: ogni credente è “figlio o figlia di Dio”. Di conseguenza, in qualche modo, ogni credente è re! E questo vuole dire che nessun altra persona, né re, né potente, né sacerdote, né pastore, può avere alcun potere su di lui o su di lei. Come dirà in maniera bellissima Lutero, in quel meraviglioso breve scritto che non a caso si intitola La libertà del cristiano: nella fede “un cristiano è un libero signore, a nessuno sottoposto”. Ricordatevi sempre anche questo.
Ma ricordatevi sempre anche l’altra frase che Lutero aggiunge subito dopo, come l’altra faccia della stessa medaglia: nell’amore “un cristiano è una servo volenteroso, a ciascuno sottoposto”. Così abbiamo già cominciato a parlare dell’altra conseguenza del nostro essere stati battezzati “nel nome di Dio”. Dopo la libertà, l’amore. Proprio perché “figli e figlie di Dio”, noi siamo amati. Nella Prima lettera di Giovanni è scritto: “Vedete quale grande amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo!” (1 Giovanni 3,1). L’egoismo è intriso di paura. Una paura che ci fa chiudere a riccio, e che ci fa vedere pericoli dovunque ed in chiunque. Paura che è tensione e può anche arrivare alla violenza… Essere amati, ed esserlo dell’amore incondizionato ed infinito di Dio, dà un senso di di sollievo, ti dona sicurezza e ti riscopri libero di amare, di farti solidale verso gli altri. Proprio come ha fatto Gesù nel nostro testo: “Mio caro Simon Pietro, siamo figli di Dio, e in quanto tali liberi dal pagare la tassa del tempio. Ma proprio perché liberi noi possiamo preoccuparci degli altri, di non scandalizzarli. Va’ allora e paga per amor loro questa tassa per me e per te”.