Culto 03/03/2019 - Cinquanta giorni a Pasqua

di Gianni Genre pubblicato il 18/03/2019 22:17:11 in culto 400

Luca 10 , 38 - 42

Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ospitò in casa sua. Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta».

Un pensiero dalla predicazione

thumbnail article Per una volta, non mi sembra difficile situarmi in questo celebre episodio raccontato da Gesù: sto dalla parte di Marta, almeno ad una prima (e forse seconda) lettura.

Sul piano personale, poi (purtroppo) mi sento sempre coinvolto e preoccupato dalle cose da fare (e da quelle che non riesco a fare), mentre il tempo per l’ascolto e la preghiera si riduce pericolosamente, nel tentativo di giustificarlo come una sorta di privilegio al quale non bisogna cedere.

Purtroppo per me (e forse anche per te, sorella e fratello), queste considerazioni non reggono a lungo a meno che non vogliamo nutrire illusioni. Intanto perché gli stereotipi non funzionano: Maria non riassume l’atteggiamento puramente contemplativo e Marta non è soltanto la massaia affannata che si agita davanti all’ospite di riguardo. Entrambe le figure non vanno contrapposte come è successo troppo spesso facendone delle caricature. Che cosa, dunque, distingue le figure? Semplicemente una questione di priorità che dobbiamo avere nella vita. Maria si mette ad ascoltare Gesù: quello è il suo interesse supremo (come lo chiama Paul Tillich). Punto. Tutto il resto viene dopo.

Adesso c’è Gesù e tutto passa in secondo piano: si possono anche dimenticare i doveri dell’ospitalità, si può anche stare senza mangiare e far saltare il pranzo al Maestro, se lui – ADESSO – parla.

Questa è un’indicazione severa per molti di noi, certamente per me. Maria sa abitare il presente e lo vuole godere appieno. Adesso ascolto, nient’altro mi può distrarre, nient’altro mi appassiona altrettanto, nient’altro mi coinvolge, mi afferra, mi travolge. Marta, invece, borbotta e si lamenta mentre si agita. Fa tante cose per preparare tutto ma con un poco di risentimento nei confronti della sorella. Invece di rivolgersi direttamente a Maria chiedendole se non potrebbe darle una mano, si rivolge a Gesù: “Non t’importa che mia sorella mi abbia lasciata sola?...”. Parole che tradiscono un “fare” che diventa un “dover fare”, un agire che ha il sapore solo del dovere e non della gratuità, del paragone e non della spontaneità.

Maria ascolta, vive quel frammento meraviglioso di presente e si sente bene, benissimo. Marta lavora e si affanna e non sta bene, non fa volentieri quello che sta facendo. Marta non abita quel giorno e quell’occasione straordinaria di incontro con Gesù: è “altrove”, Marta, tutta presa dalle sue preoccupazioni contingenti. Ecco la “sola cosa necessaria”: essere incondizionatamente, infinitamente coinvolta, appassionata, afferrata dalla sola cosa che conta. Maria non è “migliore” di Marta, ma è “infinitamente interessata”, la sua vita dipende, letteralmente, dalla parola di Gesù. Vive anche lei la preoccupazione e le angosce quotidiane di Marta. Ma non ne è soggiogata, non si lascia travolgere da queste cose, non lascia che le impediscano di mettersi all’ascolto, di scoprire la sola cosa necessaria. Sa che tutto le può essere tolto, improvvisamente. Nei giorni scorsi, mi sono di nuovo trovato di fronte a tragedie improvvise che accadono nella nostra vita, ne ho parlato con i familiari nel lutto, accasciati dal dolore. In queste circostanze, qualcosa della verità assoluta delle parole di Gesù mi appare del tutto chiara, evidente. Maria ha scelto la cosa necessaria, sebbene Marta ed io continuiamo a fare del nostro meglio perché tutto funzioni al meglio. Ma, in fondo a me stesso, so con assoluta certezza che nulla potrò rivendicare del mio affanno e della mia vita. A Maria solo la cosa necessaria, solo l’oggetto del suo infinito interesse e della sua assoluta passione non verrà tolto.

Solo questo rimarrà, solo questa è la parte buona della nostra vita e delle nostre scelte. Ci aiuti il Signore a riconoscere questa parte buona.


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