Giovanni 1, 1 - 5 ․ 14
Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta.
E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.
Un pensiero dalla predicazione
La parola è inarrestabile. Lo sanno i tiranni che provano (inutilmente) a fermarla fermando chi la pronuncia, chi la scrive, chi la diffonde. Le persone si possono purtroppo e drammaticamente fermare, la parola no.
L’evangelista Giovanni fa entrare in gioco una parola, una parola particolare: la Parola di Dio. Dunque questa esiste perché Dio ha scelto che esistesse: la parola esiste quando io la pronuncio, ma se resto a bocca chiusa semplicemente la parola non c’è. Dio dunque ha deciso di parlare e la sua Parola è libera... fino a Natale. Perché a Natale qualcosa cambia: la parola, per volontà di Dio, rinuncia alla sua libertà, prende carne ed ossa in Gesù, il figlio del falegname di Nazareth.
A Natale Dio accetta che la sua parola condivida le piccolezze, le difficoltà, le limitazioni di noi esseri umani; a Natale la Parola che aveva creato il mondo scende di vivere in questo mondo, di condividerne il cammino.
Perché Dio ha scelto che la sua Parola affrontasse tutto questo: mancanza di libertà, pericoli, addirittura la morte quando questa Parola sembra un po’ troppo libera per il potere? La risposta è una sola: per amore. La Parola che Dio pronuncia e che si incarna in Gesù
Cristo è parola d’amore. Per amore la parola viene in mezzo a noi, affronta le nostre stesse umane difficoltà perché solo così diventa parola che noi possiamo comprendere, parola che ha senso per noi e per le nostre vite.
A Natale il dono che Dio ci fa è molto semplicemente il dono di se stesso. Il dono di chi, per amore, sceglie di farsi piccolo per condividere la sorte di noi piccoli, accetta le difficoltà per essere compagno di strada nelle nostre difficoltà, affronta la disperazione affinché sentiamo come nostra la speranza che ci offre.