Genesi 14 , 1 - 24
Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote del Dio altissimo. Egli benedisse Abramo, dicendo: «Benedetto sia Abramo dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra! Benedetto sia il Dio altissimo, che t'ha dato in mano i tuoi nemici!» E Abramo gli diede la decima di ogni cosa.
Un pensiero dalla predicazione
Melchisedec è il portatore della rivelazione di se stesso che il Signore rinnova ora ad Abramo. Sinora Dio era stato per lui essenzialmente una voce, una promessa, una presenza invisibile e fedele. Ma chi veramente fosse, quel Dio senza volto e senza nome che lo aveva scelto per sé, questo Abramo non lo sapeva ancora. Gli viene detto adesso, da quella misteriosa figura: colui che ha rivolto ad Abramo la vocazione a uscire “dal suo paese, dalla sua parentela e dalla casa di suo padre” e gli ha promesso una terra da abitare ed una discendenza che da lui sarebbe nata, è “il Dio Altissimo, padrone del cielo e della terra”…
Così Abramo finalmente conosce chi è il Dio in cui ha creduto; ed insieme comprende che, se ha appena potuto, con poco più di trecento servi e amici, sconfiggere il “re dei re” Chedorlaomer che aveva appena ribadito con la forza delle armi il suo dominio su tutta la regione... non è stato per caso, né per il suo eroismo o per quello dei suoi, ma solo perché, in tutto quel che ha fatto, è stato guidato, protetto, benedetto da lui, “il Signore, il Dio Altissimo, che gli ha dato in mano i suoi nemici”.
Ecco allora perché Abramo non ha avuto la minima esitazione a versare umilmente a Melchisedec la decima parte di ciò che ha conquistato: è stato il segno della sua riconoscenza e insieme l’omaggio che, mediante la persona di chi gli ha rivelato chi è, non ha potuto non prestare al suo grande infinito Protettore.
A questo punto, una considerazione: vengono qui alla mente le parole del Salmo 146, 3-6a, quando dice: “Non confidate nei principi, né in alcun figlio d’uomo che non può salvare. Il suo fiato se ne va, ed egli ritorna alla sua terra; in quel giorno periscono tutti i suoi progetti”. E poi aggiunge: “Beato colui che ha per aiuto il Dio di Giacobbe, e la cui speranza è nel Signore suo Dio, che ha fatto il cielo e la terra”.
In questa linea di pensiero, e soprattutto di fede, i piccoli re vassalli, che nel loro tentativo di ribellarsi a Chedorlaomer si erano in qualche modo affidati al più potente (o al meno debole) di loro, e cioè il re di Sodoma, sono fatalmente andati incontro alla sconfitta e al fallimento... così capita spesso, quanto confidi negli uomini... mentre Abramo, che s’è affidato al “Dio Altissimo, padrone del cielo e della terra”, ne ha ricevuto in dono la vittoria… Si dice che la vita spesso è un combattimento… non so se è proprio così… se lo fosse, forse adesso sappiamo a chi affidare noi, i nostri cari, tutto…