Culto 16/09/2018 - 17° dopo Pentecoste

di Ruggero Marchetti pubblicato il 16/09/2018 22:54:17 in culto 381

Atti 12 , 1 - 25

Ed ecco, un angelo del Signore sopraggiunse e una luce risplendette nella cella. L'angelo, battendo il fianco a Pietro, lo svegliò, dicendo: "Àlzati, presto!" E le catene gli caddero dalle mani. L'angelo disse: "Vèstiti, e mettiti i sandali". E Pietro fece così. Poi gli disse ancora: "Mettiti il mantello e seguimi". Ed egli, uscito, lo seguiva, non sapendo che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione. Come ebbero oltrepassata la prima e la seconda guardia, giunsero alla porta di ferro che immette in città, la quale si aprì da sé davanti a loro; uscirono e s'inoltrarono per una strada; e, all'improvviso, l'angelo si allontanò da lui. Pietro, rientrato in sé, disse: "Ora so di sicuro che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode ...”

Un pensiero dalla predicazione

In questa pagina degli Atti degli Apostoli colpisce è il contrasto fra la calma quasi ipnotica di Pietro quando si lascia guidare docilmente dall'“angelo” dalla cella via via fino alla strada, e l’agitazione che si crea nella “casa di Maria”. E però, a ben considerare, queste reazioni apparentemente opposte sono chiaramente legate fra di loro. In tutti e due i casi, infatti, c'è uno shock, un senso di irrealtà, un forte smarrimento. Se mettiamo l'una accanto alle altre il percorso “guidato” di Pietro verso la libertà e le manifestazioni quasi di panico dei “molti fratelli” in quella casa, ci accorgiamo che ogni volta la liberazione operata da Dio o acceca (pensiamo alla “luce” abbagliante che con l'“angelo” fa irruzione nella cella di Pietro, che è una vera e proprio “epifania”) o sconvolge. Infatti, è solo in un secondo tempo che Pietro “rientrato in sé”, ricostruisce quel che gli è successo, e allora – come già abbiamo visto - grida, sorpreso lui per primo: "Ora so di sicuro che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato”; e è anche solo in un secondo tempo, quando Pietro li costringerà a fare silenzio, che i credenti nella “casa di Maria” comprenderanno anch'essi l’accaduto.

Questa “rilettura” dell'evento impossibile che Dio ha operato, che porta dapprima a rendersi conto del proprio stesso “vissuto”, e poi a confessarlo come un dono ricevuto, è importante, e anzi fondamentale, perché genera la fede.

Sì, rileggere il vissuto... rileggere il passato. È quello che possiamo fare ancora oggi in questo culto che cade per noi nel mese di settembre nel quale – come ogni anno - ci avviamo ad iniziare un nuovo anno di attività. Certo, i tempi, i bisogni, e anche i saperi sono molto cambiati da quella chiesa e da quelle vicende di duemila anni fa, ma allora come oggi, la chiesa (la nostra chiesa) è sempre interrogata sulla sua capacità di rilettura di quel che le è accaduto, per cogliervi i segni della presenza liberatrice del Signore nel cuore della sua stessa debolezza.


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