Culto 08/11/2020 - Terzultima dell’anno liturgico

di Ruggero Marchetti pubblicato il 07/11/2020 16:51:48 in culto 349

Abacuc 1, 1-2, 4

Oracolo che il profeta Abacuc ebbe in visione. Fino a quando griderò, o Signore, senza che tu mi dia ascolto? Io grido a te: «Violenza!» e tu non salvi. Perché mi fai vedere l'iniquità e tolleri lo spettacolo della perversità? Mi stanno davanti rapina e violenza; ci sono liti, e nasce la discordia. Perciò la legge è senza forza, il diritto non si fa strada; perché l'empio raggira il giusto e il diritto ne esce pervertito.

«Guardate fra le nazioni, guardate, meravigliatevi e siate stupiti! Poiché io sto per fare ai vostri giorni un'opera, che voi non credereste, nemmeno se ve la raccontassero. Perché, ecco, io sto per suscitare i Caldei, questa nazione crudele e impetuosa, che percorre tutta la terra, per impadronirsi di dimore che non sono sue. È un popolo terribile e spaventoso; da lui stesso procede il suo diritto e la sua grandezza. I suoi cavalli sono più veloci dei leopardi, più agili dei lupi di sera; i suoi cavalieri procedono con fierezza; i suoi cavalieri vengono da lontano, volano come l'aquila che piomba sulla preda. Tutta quella gente viene per darsi alla violenza, le loro facce bramose sono tese in avanti, e ammassano prigionieri come sabbia. Si fanno beffe dei re, i prìncipi sono per loro oggetto di scherno; ridono di tutte le loro fortezze; fanno dei terrapieni e le prendono. Poi passano come il vento; passano oltre e si rendono colpevoli; questa loro forza è il loro dio».

Non sei tu dal principio, o Signore, il mio Dio, il mio Santo? Noi non moriremo! O Signore, tu, questo popolo, lo hai posto per eseguire i tuoi giudizi; tu, o Rocca, lo hai stabilito per infliggere i tuoi castighi. Tu, che hai gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male, e che non puoi tollerare lo spettacolo dell'iniquità, perché guardi i perfidi e taci quando il malvagio divora l'uomo che è più giusto di lui? Perché tratti gli uomini come i pesci del mare e come i rettili, che non hanno padrone? Il Caldeo li tira tutti su con l'amo, li piglia nella sua rete, li raccoglie nel suo giacchio; perciò si rallegra ed esulta. Per questo fa sacrifici alla sua rete e offre profumi al suo giacchio; perché gli provvedono una ricca porzione e un cibo succulento. Dovrà forse per questo continuare a vuotare la sua rete e a massacrare le nazioni senza pietà?

Io starò al mio posto di guardia, mi metterò sopra una torre, e aguzzerò lo sguardo per vedere quello che il Signore mi dirà, e a quello che dovrò rispondere circa la rimostranza che ho fatta. Il Signore mi rispose e disse: «Scrivi la visione, incidila su tavole, perché si possa leggere con facilità; perché è una visione per un tempo già fissato; essa si affretta verso il suo termine e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché certamente verrà; e non tarderà. Egli è pieno d'orgoglio, non agisce rettamente; ma il giusto per la sua fede vivrà.

Un pensiero dalla predicazione

thumbnail article La preghiera coinvolge sempre Dio, e coinvolge chi prega. Così, dopo essersi permesso di apostrofare Dio, Abacuc passa a parlare di sé stesso, e dice: “io terrò duro”.

La fede non è mai solo convinzione, e non è pura regola. È un progetto di vita che, se credi veramente, ti coinvolge tutto quanto. “Io non mi chiuderò – dice Abacuc – nella torre d’avorio di chi ha avuto il privilegio di essere il destinatario di una rivelazione di Dio, e così di conoscere il suo piano per il mondo… Non farò sì che il peggio che è alle porte scivoli su di me senza farmi dei danni…”. Non è questa la “torre” a cui il profeta pensa: “Io starò al mio posto di guardia, mi metterò sopra una torre, e aguzzerò lo sguardo per vedere quello che il Signore mi dirà”. La fede di Abacuc e la sua fedeltà consistono nel credere che Dio risponderà; che non sarà mai vinto dal caos che egli stesso ha suscitato e sta facendo crescere così da far pensare alla disgregazione del mondo e del diritto.

Sì, il profeta non si rassegnerà al male che dilaga, e “aguzzerà il suo sguardo per vedere quello che il Signore gli dirà” - è strano questo modo di esprimersi che parla di “vedere” quello che il Signore “dirà”. Noi avremmo usato il verbo “ascoltare”, e avremmo fatto male, perché col suo “vedere” Abacuc ci ricorda che, quando il Signore parla, quello che dice diventa la realtà, oggettiva e visibile.

Abacuc allora “aguzzerà il suo sguardo per vedere quello che il Signore gli dirà”, poi si rivolgerà ancora a lui per ricordargli ancora la sua stessa giustizia, e insisterà con lui: “Perché guardi i perfidi e taci?… Dovrà forse il Caldeo continuare a massacrare le nazioni senza pietà? ...”.

Insomma, non mollerà Abacuc, anche se, certo, deve dire a sé stesso: “Dovrò rispondere davanti a Dio della rimostranza che gli ho fatta”. Ma Dio non lo punirà per la sua “rimostranza”. Perché, nonostante tutto egli è e resta “il Santo di Israele”, e per questo “il Santo di Abacuc”, e accetta la sua sfida: “Il Signore mi rispose e disse: Scrivi la visione; incidila su tavole, perché si possa leggere con facilità”.

Questo è strano, ed è grande al tempo stesso. Dio comanda sia messa per iscritto l’accusa che il profeta gli ha rivolto. Vuole cioè che l’indignazione con cui “Abacuc il credente” ha reagito contro il male e la violenza e l’ingiustizia che impazzano nel mondo possa esser conosciuta e fatta propria dai credenti delle generazioni che verranno…

Da Abacuc sino ad oggi, e da oggi alla fine della storia, il grido del profeta deve continuare a innalzarsi verso il cielo. Anche se proprio Dio sembrerà non rispondere al grido che vuole si prolunghi a attraversare i secoli, e le vicende umane sembreranno procedere nel medesimo modo, fra lutti, sangue, lacrime…

Questa è la vocazione assurda e affascinante che Dio rivolge ad Abacuc e a ogni “giusto nella fede”: proclamare – e proclamarlo nel suo nome un “no” forte e coraggioso alla supremazia del male nella storia.

Il pastore


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