Culto 11/10/2020 - Diciottesima dopo la Pentecoste

di Ruggero Marchetti pubblicato il 10/10/2020 16:10:27 in culto 289

Deuteronomio 30, 11 - 14

Questo comandamento che oggi ti do, non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: "Chi salirà per noi nel cielo e ce lo porterà e ce lo farà ud ire perché lo mettiamo in pratica?" Non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi passerà per noi di là dal mare e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?". Invece, questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.

Un pensiero dalla predicazione

thumbnail article M osè sta per passare, e passerà. M a il suo comandamento, la Parola di Dio che ha posto e ancora pone nelle orecchie e nella mente dei suoi fratelli e delle sue sorelle non passerà mai! È una p arola che non è dispersa nelle profondità del cielo” non è nemmeno “al di là del mare”: “Questa parola” così dice Mosè è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” “Non c'è bisogno che ci sia ancora io che la vada a cercare e te la porti, non c'è bisogno che ci sia nessuno: questa Parola è tua. E chiede solo che tu la sappia cog liere come si coglie un fiore, e la faccia diventare vita della tua vita, la lampada che illumina i tuoi passi, che rischiara la via davanti a te ””...

I passi illuminati, la strada rischiarata un cammino da fare, guidati dal bagliore d ell a P arola di D io vicina e disponibile che chiede solo d'essere “messa in Ma, appunto, un cammino “da fare”, e anche una parola “da fare” fare”. E tocca ad Israele “fare” questo cammino, “fare” questa parola , met t e rla in pratica perché sia realtà n ella sua vita: “Vedi, io me tto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male, perché io ti comando oggi di amare il Signore, il tuo Dio, di camminare nelle sue vi e, di osservare i suoi comandamenti, le sue leggi e le sue prescrizioni, affinché tu viva e ti moltiplichi, e i l Signore, il tuo Dio, ti benedica nel paese dove stai per entrare per prenderne possesso”.

“La vita e il bene ... la morte e il male”. Mo sè pone Israele davanti all'esigenza di una scelta: Dio l'ha liberato dalla schiavitù, e vuole aver per sé u n popolo di uomini e donne liberi, e mai più schiavi! Deve perciò decidere, Israele, di appartenere a lui, se vuole questo, perché non si ama per fo rza, ma si decide di amare, e Dio vuole essere amato per la libera decisione di chi l’ama.

Ma proprio perché Dio ama Israele, lo desidera e vuole che sia suo con tutto quanto il cuore, la scelta che per bocca d i Mosè pone davanti a lui, non è neutra ma è chiaramente una scelta obbligata ; t u puoi scegliere “la vita e il bene”, o “la morte e il male”. Ma non sia mai... non può essere... non è possibile che tu scelga il male! Non puoi non scegliere me, e perciò “la vita e il bene”, perché io, e solo io, sono la tua vita e il tuo bene!”.

Non è insomma per caso che qui la scelta della morte è sottomessa a una serie di “se ” che la rende improbabile: Se per caso il tuo cuore dovesse essere così folle da voltarsi indiet ro, e se tu non ubbidissi, e se ti lasciassi trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi... io vi dichiaro oggi che voi certamente perireste”. Ma questo, appunto, soltanto “se”, “se”, “ perché in realtà, la sola vera scelta che Israele ha davant i è quella della “vita”. Lì non ci son o “se”, ma solo dei futuri saldi e certi: “sceglierai... vivrai... ti moltiplicherai... prolungherai i tuoi giorni”.

Sì, “Scegli la vita, Israele!”. Così, con questo appello appassionato in cui c'è tutto il suo amore per i suoi, ma in cui c'è soprattutto tutto l'amore di Dio, Mosè chiude il suo ultimo discorso.

Il pastore


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