ECCLESIASTE 6, 1 - 1 2
SETTIMA MEDITAZIONE DEL PASTORE RUGGERO MARCHETTI sul libro dell’Ecclesiaste.
C'è un male che ho visto sotto il sole e che grava di frequente sugli uomini: eccone uno a cui Dio dà ricchezze, tesori e gloria, al punto che nulla gli manca di tutto ciò che può desiderare, ma Dio non gli dà il potere di goderne; ne gode uno straniero.
Ecco una vanità, un male grave.
Se uno generasse cento figli, vivesse molti anni tanto che i giorni dei suoi anni si moltiplicassero, se egli non si sazia di beni e non ha sepoltura, io dico che un aborto è più felice di lui; perché l'aborto nasce invano, se ne va nelle tenebre e il suo nome resta coperto di tenebre; non ha neppure visto né conosciuto il sole e tuttavia ha più riposo di quell'altro.
Anche se questi vivesse due volte mille anni, se non gode benessere, a che scopo?
Non va tutto a finire in un medesimo luogo?
Tutta la fatica dell'uomo è per la sua bocca, però l'appetito suo non è mai sazio. Che vantaggio ha il saggio sullo stolto?
O che vantaggio ha il povero che sa come comportarsi in presenza dei viventi?
Vedere con gli occhi vale più del lasciare vagare i propri desideri.
Anche questo è vanità, un correre dietro al vento.
Ciò che esiste è già stato chiamato per nome da tempo, ed è noto che cosa l'uomo è, e che non può contendere con Colui che è più forte di lui.
Moltiplicare le parole significa moltiplicare la vanità; che vantaggio ne viene all'uomo?
Infatti, chi può sapere ciò che è buono per l'uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un'ombra?
Chi sa dire all'uomo quel che sarà dopo di lui sotto il sole?
Il pastore