Culto 24/05/2020 - Ascensione del Signore (in tempo di coronavirus)

di Ruggero Marchetti pubblicato il 23/05/2020 22:02:08 in culto 364

LUCA 24, 44 - 53 / APOCALISSE 5, 1 - 14

Luca 24 e Apocalisse 5. Se leggete questi due testi, coglierete una stranezza: il primo, ambientato sulla terra, si chiude nel segno della gioia: “Tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio, benedicendo Dio”; il secondo invece, che ci porta nel cielo, ci presenta un pianto:“ Io piangevo molto”… Insomma, sulla terra c'è la gioia e nel cielo si piange. È davvero sorprendente, ma fino a un certo punto, perché questo ci dice che cielo e terra sono più uniti, più compenetrati tra di loro di quanto comunemente non si pensi. Sono uniti in Dio, che non è solo il Signore del cielo e della terra, ma nel cielo e sulla terra è presente in maniera tutta particolare in Gesù, che, come troviamo scritto in Efesini 4,9s., prima “è disceso nelle parti più basse della terra”, e poi “è salito al di sopra di tutti i cieli per riempire ogni cosa”. Gesù, che allora è presente qui in terra, e è presente anche lì, nella sfera celeste, dove non ha più senso dire “lì”. Per questo, sulla terra, i discepoli “tornano a Gerusalemme con grande gioia”: perché sanno che, se Gesù non è più davanti a loro, ora è dentro di loro, e con lui c’è Dio stesso; e per questo, nel cielo, Giovanni ”piange molto”: perché in Gesù “salito al di sopra di tutti i cieli”, nulla di ciò che è umano... il pianto, la paura, la fragilità, la consolazione, il sollievo… nulla è più estraneo al cielo.

thumbnail article E veramente il pianto di Giovanni è un pianto umano: è consapevolezza della miseria umana. Giovanni piange perché vede, nella destra di Dio “un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli” ; e “nessuno, in cielo sulla terra e sotto la terra, era in grado di aprirlo e di guardarlo”. Nessuno può conoscerne il contenuto. E questo è grave, perché in quel libro c’è la nostra storia, le vicende di ciascuno di noi, e tutte quante le vicende di tutti, riunite insieme a formare la storia collettiva dell’umanità. È infatti, quello, il libro del progetto di Dio sugli uomini e gli eventi. E finché resta chiuso, quel progetto rimane inaccessibile: la nostra storia ci resta sconosciuta… oscura ed enigmatica. Il pianto di Giovanni esprime allora l’angoscia di ogni creatura umana che non sa cosa fare o che pensare, la fatica di vivere di chi non trova un senso alla sua vita, non riesce a interpretare quello che è e che fa. Ed è anche, quel pianto, il dubbio del credente che non può mai sapere cosa chiede per sé, per i suoi cari e per il mondo, quando dice in preghiera: “Sia fatta la tua volontà”, perché non la conosce, la volontà di Dio… Ma c’è il rimedio a quello smarrimento: “Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere! Ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli»”. “Non piangere”… non è più tempo di lacrime! È invece il tempo della consolazione e della gioia… è il tempo di guardare innanzi a sé verso colui che viene. E consolato, e stupito, e già gioioso, Giovanni alza i suoi occhi che non piangono più: “Vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato...”.

Quell’agnello – o meglio, quel giovane ariete poderoso – è Gesù! È il Cristo crocifisso che ha donato se stesso come il vero “agnello pasquale” e che per questo ha ancora nella gola lo squarcio insanguinato della propria uccisione; ed è il Cristo risorto che ora regna, con la forza stessa di Dio, sul mondo e sulla storia. È bella, ed è profonda, questa visione dell’”agnello” che è “in piedi” ed insieme è “immolato”: tiene unite ed esprime la Pasqua di Gesù, la sua morte e la sua risurrezione.

Ed in Cristo risorto, risorgiamo anche noi, in lui che ha vinto, noi vinciamo con lui. Ritroviamo la forza che ci manca per dar senso al non senso. I suoi “sette occhi”, simbolo dello “Spirito divino” che corre in tutto il mondo, portano luce nella nostra vita e ci fanno vedere quello che noi da soli non vedremmo: il progetto che Dio ha pensato per noi, e che ora finalmente Cristo svela, è la nostra salvezza.

E adesso quel progetto è la realtà. È questo il senso del gesto solenne con cui l’”Agnello immolato” eppure “vivente” s’avvicina al trono di Dio e prende dalla sua destra il libro “sigillato con sette sigilli”. Sì, il progetto di Dio adesso è nella mano di Gesù! E lo aprirà “un sigillo dopo l’altro” e noi ne conosceremo il contenuto. E allora, tutto - persone, eventi, speranze, sofferenze – tutto troverà un senso, ed il suo compimento.

Il pastore


Il culto solo con la traccia audio.

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