Culto 10/05/2020 - QUARTA dopo PASQUA (in tempo di coronavirus)

di Ruggero Marchetti pubblicato il 08/05/2020 21:33:31 in culto 495

COLOSSESI 2, 20 - 3, 15

Questa pagina della lettera ai Colossesi è importante, perché fa riflettere sulla risurrezione in una maniera completamente diversa da come siamo abituati a fare. E come se ci dica: “Ti è difficile credere nella risurrezione di Cristo e nella tua? Io posso addirittura anche essere d'accordo con te, ma devi sapere una cosa: per un cristiano non si tratta di credere nella risurrezione, ma di vivere la risurrezione”.

thumbnail article È così. Con l'accento che pone sul vivere la propria esistenza da credenti “morti con Cristo morto” e “risorti con Cristo risorto”, l'Apostolo che scrive questa lettera, ci richiama con forza non a credere ma a vivere la Pasqua! Ci dice che non siamo, per fede, solo “spettatori” della risurrezione di Gesù, ma che, sempre proprio “per fede”, noi “partecipiamo” alla sua risurrezione.

Nella forza poderosa dello Spirito divino che ha risuscitato Gesù, noi viviamo con il Cristo Vivente un'esistenza nuova! La viviamo già adesso. Non è solo questione di speranza, ma è il nostro stato attuale, la condizione che giù sperimentiamo in unione con Gesù. Come abbiamo ascoltato:“Se dunque siete stati risuscitati con Cristo (e questo “se siete stati” non è la formulazione di un'ipotesi, ma la presa d'atto di una realtà in corso), cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste (anche qui, un'affermazione al passato, molto forte) e la vostra vita è nascosta (ora, al presente) con Cristo in Dio”.

E che non siamo di fronte alle parole di un fanatico che è convinto di essere già in cielo mentre ancora si arrabatta sulla terra, è provato anzitutto dalla frase al futuro che segue: “Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria”, che ci dice che la nostra condizione di risorti la vivremo pienamente quando Cristo manifesterà se stesso in quel compimento dei tempi che (ci pensiamo poco, ma qui ci viene detto proprio questo) sarà anche la nostra manifestazione “in gloria”.

Insomma, siamo risuscitati e viventi con Gesù, ma siamo anche “morti” con lui. E se certo l'affermazione “Siete morti” non suona alle nostre orecchie molto allegra, nella parte iniziale della lettera l'Apostolo precisa che “morire con Cristo” ci consente in realtà di avere parte al beneficio della sua redenzione, e allora noi moriamo (abbiamo la libertà di morire) all'influenza nefasta di tutto ciò che, prima del battesimo che ci ha direttamente messi in comunione con la morte e la risurrezione del Signore, ci rendeva schiavi. Siamo sottratti alla nostra fallibilità e ai mille angosciosi complessi di colpa che ne seguono, e alla paura del giudizio, e al dominio esercitato su noi dalle tradizioni umane.

Il pastore


Il culto solo con la traccia audio.

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