Culto 09/02/2020 - Septuagesima (70 giorni a Pasqua)

di Ruggero Marchetti pubblicato il 09/02/2020 22:50:29 in culto 365

1 Tessalonicesi 2, 13

Per questa ragione anche noi ringraziamo sempre Dio; perché, quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola di uomini, ma quale essa è veramente, come parola di Dio che opera efficacemente in voi che credete.

Un pensiero dalla predicazione

thumbnail article Nel versetto dell’apostolo Paolo: “Quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola di uomini, ma quale essa è veramente, come parola di Dio che opera efficacemente in voi che credete”, c’è una pretesa molto grande. Afferma in modo chiaro che la predicazione non è parola umana, ma Parola di Dio, che oltretutto, “opera efficacemente in coloro che credono”.

Se questo è vero, allora la parola pronunciata da un essere umano acquista autorità su tutti noi e, forte di questo, vuole entrare nelle nostre esistenze per cambiarle! Come è possibile? Forse le parole della predicazione hanno il potere di trasformarsi e di diventare in maniera quasi magica, da parole umane in Parola di Dio?

Non è così. La parola predicata è resta una parola umana come è umano chi la predica. Ma non vi è mai capitato, ascoltando una predicazione, di restare colpiti e di pensare: “Sembra detto per me”? E non vi è mai accaduto che la predicazione sia per voi come un ferro rovente che vi tocca in profondità, e mette allo scoperto i vostri lati più deboli e più oscuri? E ancora, non vi è mai accaduto di sentire che quel ferro provocava dolore alla parti che colpiva, ma insieme era un sollievo, e che quello che vi era sembrato doloroso era invece la vostra guarigione che vi dava la certezza del perdono di Dio? Non avete mai fatto la scoperta che la parola predicata era per voi l’annuncio dell’amore di Dio che vi vuole interamente per sé?

Se questo non vi è mai accaduto, vuole dire che non avete mai ascoltato una predicazione; che avete sempre ascoltato dei discorsi, più o meno ben fatti, può o meno interessanti, più o meno noiosi, ma non la predicazione, perché Paolo ci ha ricordato oggi che la predicazione è Parola di Dio, e non parola umana. Se invece vi è accaduto, se ogni tanto vi accade (e quando accade c’è da ringraziare Dio perché vuol dire che il suo Spirito ha aperto il vostro cuore all’ascolto della sua Parola), allora voi non state più a pensare se il sermone era noioso o interessante, allora dimenticate la persona che predica, sentite che quella persona e tutto quello che vi è stato detto sono solo i mezzi di cui Dio si è servito per arrivare a voi e dirvi la sua Parola di perdono e di grazia, comandamento e vocazione.

Questo che abbiamo detto per la Parola di Dio che viene a te e ti parla nelle parole umane della predicazione, vale anche per la Parola di Dio che arriva a te e ti tocca nella lettura e nella meditazione delle parole umane degli autori della Bibbia. Fondamentalmente è la stessa cosa. E anche quando sei solo tu con la tua Bibbia in mano e ti accade di sentire in essa la forza della parola divina, anche allora non stai più a pensare se il passo che leggevi era in prosa o in poesia, era bello o meno bello, e nemmeno se era un passo di Giovanni o di Isaia, dell’Esodo o degli Atti… È Dio che sta parlandoti, e quello solo conta!

Il tema di questa giornata che i catecumeni del terzo anno trascorrono a San Germano è la Bibbia. Cos’è, come si è formata e come è fatta, chi l’ha scritta, di che parla, quanto conta.

Nemmeno a farlo apposta, domenica passata, al pomeriggio, un signore di una certa età, non delle nostre chiese, ha suonato alla porta della casa pastorale e mi ha chiesto se potevo dedicargli dieci minuti, perché doveva farmi una domanda. L’ho fatto accomodare, e ha cominciato a parlare… si vedeva che amava parlare… ha parlato un quarto d’ora di varie cose e poi finalmente mi ha rivolto la domanda per cui era venuto da me: “So che per voi protestanti la Bibbia è molto importante, è come per i Testimoni di Geova. Ma io vorrei sapere se per essere cristiano è proprio necessario leggere la Bibbia oppure no”. Poi ha cominciato a parlare di San Francesco d’Assisi e del Cantico delle creature, dicendo che per lui è quello il vero modo di rapportarsi a Dio, cogliendo nella contemplazione dell’universo la sua gloria di Creatore e lodandolo nelle sue grandi opere. Dopo questo, abbiamo continuato a parlare ancora per più di un’ora. In verità ha parlato soprattutto lui… ma alla fine sono riuscito a infilarmi anch’io fra una sua frase e l’altra, e gli ho detto qualcosa del Dio della Bibbia che non starò qui a ripetere a voi, ma che l’ha colpito, incuriosito e anche abbastanza sconcertato. Se ne è andato ringraziandomi e dicendo che avrebbe riflettuto su quello che gli avevo detto… Non so se lo rivedrò più e, francamente, non so nemmeno se augurarmelo o no…

Ma io vorrei adesso girare a voi la domanda che mi ha fatto quel signore: “È necessario o no, leggere la Bibbia per essere cristiani?”. E aggiungerei anche questo: “Se sì, perché è necessario?”.

La prendo da lontano. Noi sappiamo che la Bibbia non ha la pretesa, che hanno invece altri libri sacri di altre religioni, di essere stata scritta direttamente in cielo o dettata da Dio parola per parola a qualche suo profeta. No, la Bibbia (e non a caso la parola “Bibbia” vuole dire “i libri”) è una raccolta di tante opere di genere diverso (nella Bibbia c’è prosa e c’è poesia, ci sono leggende e miti e c’è la storia, ci sono canti e preghiere e c’è riflessione e sapienza, c’è gioia e c’è dolore, c’è canto e c’è lamento… insomma c’è di tutto!), e poiché queste diverse opere sono state scritte da tanti diversi autori umani in epoche e situazioni storiche anch’esse molto diverse, c’è nella Bibbia tanta umanità... si può dire che questo libro trasudi umanità dall’inizio alla fine. E però, al tempo stesso, nelle parole umane di questo libro così profondamente umano, in modo misterioso ma reale, tu cogli una parola diversa e ben più grande, tanto grande da essere infinita, una parola eterna e perciò definitiva: la Parola di Dio.

Sì, nel continuo variare di persone e di luoghi, di tempi e di generazioni, di stili di scrittura e di pensieri che fa il fascino umano di questo libro, c’è una presenza stabile che non è sol oumana, c’è Qualcuno che resta sempre lui dalla prima pagina della Genesi all’ultima dell’Apocalisse, e ti parla e lo senti vicino, tanto vicino che è più te di te stesso… Scopri che ti ha pensato quando non c’eri ancora, e ti ha voluto bene quando non esistevi che nel tuo essere pensato da lui, e ti ha desiderato e poi ti ha messo al mondo, e ti ama e ti cura, continua a pensare a te anche se non lo pensi, e soprattutto ti parla, parla a te!

Quel signore di domenica passata sosteneva che Dio lo si conosce dalle opere che ha fatto, e questo certo è vero… ma è come se tu vedi una Ferrari e ti piace, l’ammiri, la guardi e te la studi, e pensi di conoscere il suo progettista. Certo, puoi intuire qualcosa di lui, del suo genio meccanico, ma lui come persona, come vita e pensieri, come gioie e dolori, e progetti e speranze e delusioni, come lo puoi conoscere? È solo se lo incontri, e ti parla di sé, che puoi conoscerlo. Con Dio è la stessa cosa. E dove lo incontriamo, e dov’è che ci parla, ci dice quel che pensa e quel che prova e quel che ha fatto e quel che vuole fare, e che aspetta da noi, se non nella parola che nella Bibbia Egli rivolge a noi?

Ecco perché la Bibbia è indispensabile…

Certo resta quel gioco tra parole umane e Parola divina che è insieme il gran mistero, la bellezza e la difficoltà di questo libro. Come sapere se quella certa frase che leggiamo è Parola di Dio che ci vuole sconvolgere e coinvolgere, o è la parola umana di uno scrittore biblico che viene da altri tempi e altre culture che con noi hanno poco a che fare e che perciò sentiamo come estranee?

C’è un fatto, un’esperienza che possiamo prendere come esempio perché ci aiuti a rispondere a questa grande, difficile domanda. È l’esperienza che stiamo vivendo proprio qui e adesso.

Io, da sopra questo pulpito, sto parlando a voi. Ma il mio non è un semplice parlare: io sto predicando. E che significa “predicare”?

La predicazione (se è vera predicazione, se cioè non se ne va svolazzando qua e là per conto suo, ma nasce e rimane legata alla Scrittura) è la parola della Bibbia annunciata dalla chiesa, nella chiesa e per la chiesa, e per questo rivendica per sé la caratteristica di essere anch’essa, come la Bibbia da cui nasce e si nutre, una parola umana in cui si rende presente la Parola di Dio.

Vediamo come funziona questa cosa. Che qui ci siano delle parola umane è molto chiaro; qui davanti a voi c’è una persona, un essere umano che vi sta parlando usando le sue parole umane (potremmo anche dire: che vi sta facendo un discorso). E da quello che dico e da come lo dico, se state attenti e se ci fate caso, voi potete capire se sono preparato oppure no, se sono in forma o stanco, e persino se oggi sono di buono o di cattivo umore. E chi mi ascolta spesso può anche avere capito il mio carattere, e sa se sono un tipo aperto e simpatico, o chiuso e sulle mie; e sa anche quali sono i miei pallini, i punti su cui batto e ribatto, su cui insisto… Insomma, la mia, e ogni predicazione, è senz’altro una realtà umana al cento per cento.

Ma se avete ascoltato il versetto della lettera ai Tessalonicesi dell’apostolo Paolo, lì c’è una pretesa molto grande: “Quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio” - così scrive l’Apostolo - “voi l’accettaste non come parola di uomini, ma quale essa è veramente, come parola di Dio”. Paolo qui insomma afferma in modo chiaro che la predicazione (e non solo la sua, ma “la predicazione” in generale) non è parola umana, ma Parola di Dio! E poi ci ha anche spiegato le conseguenze molto serie che questo può avere per noi: “La parola della predicazione è parola di Dio che opera efficacemente in coloro che credono”.

Ma allora questo significa che una parola, comunque pronunciata da un essere umano, acquista autorità su tutti noi e, forte della sua autorità, vuole entrare nelle nostre esistenze e le vuole cambiare!

E come è mai possibile? Forse le parole della predicazione hanno il potere di trasformarsi e di diventare in maniera quasi magica, da parole umane in Parola di Dio?

Non è così. La parola che vi viene predicata è resta una parola umana come è umano chi la predica. Ma, fratelli e sorelle, non vi è mai capitato, ascoltando una predicazione, di restare colpiti e di pensare: “Sembra detto per me”? E non vi è mai accaduto che la predicazione sia per voi come un ferro rovente che vi tocca in profondità e mette allo scoperto i vostri lati più deboli e più oscuri? E ancora, non vi è mai accaduto di sentire che quel ferro provoca dolore alla parti che colpisce, ma insieme è anche un sollievo, e che allora quello che vi è sembrato pesante e doloroso è invece la vostra guarigione: vi libera da ogni senso di colpevolezza e vi dà la certezza della misericordia e del perdono di Dio? Non avete mai fatto la scoperta che la parola predicata era per voi l’annuncio dell’amore di Dio, un amore così grande che lui, Dio, è geloso di voi e vi vuole interamente per sé?

Se questo non accade, se non vi è accaduto mai, vuole dire che non avete mai ascoltato una predicazione. Che avete sempre ascoltato dei discorsi, più o meno ben fatti, può o meno interessanti, o più o meno noiosi, ma non la predicazione, perché Paolo ci ha ricordato oggi che la predicazione è Parola di Dio, e non parola umana.

Se invece vi è accaduto, se di tanto in tanto vi accade (e quando accade c’è da ringraziare Dio perché vuol dire che il suo Spirito ha aperto il vostro cuore all’ascolto della sua Parola), allora voi non state più a pensare e a giudicare se il sermone era noioso o interessante, allora dimenticate la persona che predica e come predica, sentite che quell’uomo o quella donna e tutto quello che vi è stato detto, sono solo dei mezzi, strumenti di cui Dio si sta servendo per arrivare a voi e dirvi la sua Parola di perdono e di grazia, di comandamento e di vocazione.

Ciò che abbiamo detto per la Parola di Dio che, nella forza dello Spirito santo, viene a te e ti parla nelle parole umane della predicazione, vale anche per la Parola di Dio che arriva a te e ti tocca nella lettura e nella meditazione delle parole umane degli autori della Bibbia. Pur con tutte le differenze che chiaramente ci sono, fondamentalmente è la stessa cosa. E anche quando sei solo tu con la tua Bibbia in mano e ti accade di sentire in essa la forza della parola divina che sconvolge la tua vita per donartene un’altra tutta nuova... anche allora non stai più a pensare se il passo che leggevi era in prosa o in poesia, era bello o meno bello, e nemmeno se era un passo di Giovanni o di Isaia, dell’Esodo o degli Atti… È Dio che sta parlandoti, e quello solo conta!

E tutto è capovolto. Non sei più tu a prendere in considerazione e a giudicare la parola scritta della Bibbia o quella orale della predicazione, ma è lei, la parola di Dio letta o predicata, che giudica te e ti cambia e ti pone nella sua luce, nella luce del Signore.

E fai... non puoi non fare, come “il pubblicano” della parabola di Gesù, che apre a Dio il suo cuore carico di peccato e se ne torna a casa gioioso e consolato (cfr Luca 18, 10 ss.); o come il servo che, alla voce del padrone, si alza e ubbidisce. Perché quella parola che adesso è su di te e ti impegna e ti lega, e che forse ti toglie la tua pace, ti fa conoscere la pace di Dio; ti toglie la libertà di fare ciò che vuoi, per farti essere veramente libero, della libertà in Dio. Scopri la verità di quel che Paolo ha detto: quella parola “opera efficacemente in coloro che credono”.

Finiamo. Le cose stanno allora in questo modo: la Parola di Dio che è contenuta nelle parole umane della Bibbia viene a noi direttamente nella lettura del testo oppure nella predicazione della chiesa, e fonda e rinnova la nostra esistenza personale e fonda e riforma la comunità cristiana. Perché è una parola che abbatte e che dà vita, che condanna e perdona, crocifigge e dà risurrezione.

È insomma veramente la Parola del Signore che ci interpella e non ci lascia in pace perché vuole donarci la sua pace.

E allora è proprio il caso di rispondere “sì” alla domanda di quel signore che ho incontrato domenica scorsa: “Se vuoi essere un cristiano o una cristiana devi leggere la Bibbia!”.


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